State attenti a voi stessi SABATO 28 NOVEMBRE 2020
SABATO 28 NOVEMBRE (Lc 21,34-36)
È verità. Ognuno è obbligato a stare attento a se stesso. Ma questa attenzione da sola non è sufficiente. Nella nostra fede ognuno deve stare attento anche agli altri. Tutto il corpo di Cristo deve stare attento al corpo di Cristo. Quanto Giuditta dice ai capi della sua città, vale per ciascuno di noi: “In realtà in questa nostra generazione non c’è mai stata né esiste oggi una tribù o famiglia o popolo o città tra noi, che adori gli dèi fatti da mano d’uomo, come è avvenuto nei tempi passati, ed è per questo che i nostri padri furono abbandonati alla spada e alla devastazione e caddero rovinosamente davanti ai loro nemici. Noi invece non riconosciamo altro Dio fuori di lui, e per questo speriamo che egli non trascurerà noi e neppure la nostra nazione. Perché se noi saremo presi, resterà presa anche tutta la Giudea e saranno saccheggiate le nostre cose sante e Dio ci chiederà conto col nostro sangue di quella profanazione. L’uccisione dei nostri fratelli, l’asservimento della patria, la devastazione della nostra eredità Dio le farà ricadere sul nostro capo in mezzo ai popoli tra i quali saremo schiavi, e saremo così motivo di scandalo e di disprezzo di fronte ai nostri padroni. La nostra schiavitù non ci procurerà alcun favore; il Signore, nostro Dio, la volgerà a nostro disonore.
Dunque, fratelli, dimostriamo ai nostri fratelli che la loro vita dipende da noi, che le nostre cose sante, il tempio e l’altare, poggiano su di noi. Per tutti questi motivi ringraziamo il Signore, nostro Dio, che ci mette alla prova, come ha già fatto con i nostri padri. Ricordatevi quanto ha fatto con Abramo, quali prove ha fatto passare a Isacco e quanto è avvenuto a Giacobbe in Mesopotamia di Siria, quando pascolava le greggi di Làbano, suo zio materno. Certo, come ha passato al crogiuolo costoro con il solo scopo di saggiare il loro cuore, così ora non vuol fare vendetta di noi, ma è a scopo di correzione che il Signore castiga quelli che gli stanno vicino»” (Gdt 8,18-27). Ogni discepolo di Gesù deve dire a se stesso: “Se io cado, un terzo dell’umanità cadrà con me e per me. Se io rimango saldo nella fede, molti altri rimarranno salti”. Questo convincimento deve essere sempre alimentato nella verità e fortezza dello Spirito Santo. Nel corpo di Cristo ogni membro vive attingendo forza dall’altro, ma anche muore se viene avvelenato dalla debolezza dell’altro.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
La Lettera agli Ebrei invita ognuno a prendersi cura degli altri: “Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato. Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda fino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio. Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire. Cercate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà mai il Signore; vigilate perché nessuno si privi della grazia di Dio. Non spunti né cresca in mezzo a voi alcuna radice velenosa, che provochi danni e molti ne siano contagiati. Non vi sia nessun fornicatore, o profanatore, come Esaù che, in cambio di una sola pietanza, vendette la sua primogenitura. E voi ben sapete che in seguito, quando volle ereditare la benedizione, fu respinto: non trovò, infatti, spazio per un cambiamento, sebbene glielo richiedesse con lacrime” (Eb 3,12-14: 12,14-17). Se ogni discepolo non si prende seriamente cura dell’altro discepolo, vi sarà sempre una grande emorragia nel corpo della Chiesa. Badare gli uni agli altri, vigilare gli uni per gli altri, è la prima regola da osservare nel corpo di Gesù Signore. Nessuno dovrà vivere per se stesso. Tutti invece dobbiamo vivere per fare sempre più bello e più santo il corpo di Cristo che è la sua Chiesa una, santa, cattolica, apostolica. La vita nasce dalla vita.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci vivere gli uni per gli altri, nella verità e nell’amore.
Commento al Vangelo estratto dai Homily Voice. – Mons. Costantino Di Bruno
Lascia un commento