La testa di Giovanni il Battista SABATO 29 AGOSTO 2020
SABATO 29 AGOSTO (Mc 6,17-29)
Ogni peccato veniale è chiave che apre la porta sul peccato mortale. Ogni peccato mortale è chiave che apre su molti altri peccati mortali. Ogni peccato mortale priva l’uomo di ogni saggezza e intelligenza. Lo rende stolto e insipiente. Quando si cade nell’insipienza, si è governati dalla legge della prepotenza e del male. Gli stolti sono prigionieri della loro stoltezza: “Ma gli empi invocano su di sé la morte con le opere e con le parole; ritenendola amica, si struggono per lei e con essa stringono un patto, perché sono degni di appartenerle. Dicono fra loro sragionando: «La nostra vita è breve e triste; non c’è rimedio quando l’uomo muore, e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti. Siamo nati per caso e dopo saremo come se non fossimo stati: è un fumo il soffio delle nostre narici, il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore, spenta la quale, il corpo diventerà cenere e lo spirito svanirà come aria sottile. Il nostro nome cadrà, con il tempo, nell’oblio e nessuno ricorderà le nostre opere. Venite dunque e godiamo dei beni presenti, gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza! Saziamoci di vino pregiato e di profumi.
Non ci sfugga alcun fiore di primavera, coroniamoci di boccioli di rosa prima che avvizziscano; nessuno di noi sia escluso dalle nostre dissolutezze. Lasciamo dappertutto i segni del nostro piacere, perché questo ci spetta, questa è la nostra parte. Spadroneggiamo sul giusto, che è povero, non risparmiamo le vedove, né abbiamo rispetto per la canizie di un vecchio attempato. La nostra forza sia legge della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo e si oppone alle nostre azioni; ci rimprovera le colpe contro la legge e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. Proclama di possedere la conoscenza di Dio e chiama se stesso figlio del Signore. È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri; ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade»” (Cfr. Sap 1,16-2,20). La morte di Giovanni il Battista è il frutto di questo mondo di empietà e stoltezza. Stolto, empio, lussurioso è il re Erode. Malvagia, lussuriosa, invidiosa, empia è Erodìade. Altrettanto stolta e lussuriosa è Salomè, la figlia di Erodìade. Infine stolti ed empi sono i commensali di Erode. Nessuno dice una parola per liberare Erode dal suo stolto e insipiente giuramento. Questo è il mondo senza il vero Dio e la vera Legge.
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Chi vuole non essere complice di questo mondo di empietà, stoltezza, vizio, odio, crudeltà, invidia, deve passare nel mondo della giustizia, verità, luce e grazia che è il mondo del vero Dio e del vero Cristo Gesù, nel vero Spirito Santo, nel vero Vangelo, nella vera Legge, nella vera Parola. Chi dimora nel mondo della luce dona luce. Chi passa e rimane nel mondo dell’empietà e della stoltezza, sempre produrrà i frutti del male. Dalla stoltezza si produce peccato e morte. Dalla sapienza virtù e vita eterna.
Madre di Dio, Angeli, Santi, fateci essere e rimanere nel mondo della vera Sapienza.
Si ringrazia per la concessione movimentoapostolico.it
Lascia un commento