Commento al Vangelo del Giorno. 22 Gennaio 2022.
Uscirono per andare a prenderlo
(Mc 3,20-21)
Sappiamo dalla Scrittura che il Re Davide fu giudicato “fuori di sé”, “uomo da nulla”, perché manifestò tutta la sua gioia, danzando davanti all’arca del Signore che veniva portata in Gerusalemme. Dinanzi a Dio l’uomo veramente è un niente, un “fuori di sé”. Di fronte a Dio non vi è alcuna dignità da salvaguardare. Lui è il tutto e noi il niente.
Davide reclutò di nuovo tutti gli uomini scelti d’Israele, in numero di trentamila. Poi si alzò e partì con tutta la sua gente da Baalà di Giuda, per far salire di là l’arca di Dio, sulla quale si proclama il nome del Signore degli eserciti, che siede sui cherubini. Posero l’arca di Dio sopra un carro nuovo e la tolsero dalla casa di Abinadàb che era sul colle; Uzzà e Achio, figli di Abinadàb, conducevano il carro nuovo. Mentre conducevano il carro con l’arca di Dio dalla casa di Abinadàb, che stava sul colle, Achio precedeva l’arca. Davide e tutta la casa d’Israele danzavano davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, tamburelli, sistri e cimbali. Giunti all’aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l’arca di Dio e la sostenne, perché i buoi vacillavano. L’ira del Signore si accese contro Uzzà; Dio lo percosse per la sua negligenza ed egli morì sul posto, presso l’arca di Dio. Davide si rattristò per il fatto che il Signore aveva aperto una breccia contro Uzzà; quel luogo fu chiamato Peres-Uzzà fino ad oggi. Davide in quel giorno ebbe timore del Signore e disse: «Come potrà venire da me l’arca del Signore?». Davide non volle trasferire l’arca del Signore presso di sé nella Città di Davide, ma la fece dirottare in casa di Obed-Edom di Gat. L’arca del Signore rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom di Gat e il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa.
Ma poi fu detto al re Davide: «Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Edom e quanto gli appartiene, a causa dell’arca di Dio». Allora Davide andò e fece salire l’arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide, con gioia. Quando quelli che portavano l’arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un giovenco e un ariete grasso. Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod di lino. Così Davide e tutta la casa d’Israele facevano salire l’arca del Signore con grida e al suono del corno.
Quando l’arca del Signore entrò nella Città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardando dalla finestra vide il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore e lo disprezzò in cuor suo. Introdussero dunque l’arca del Signore e la collocarono al suo posto, al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d’Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne arrostita e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua. Davide tornò per benedire la sua famiglia; gli uscì incontro Mical, figlia di Saul, e gli disse: «Bell’onore si è fatto oggi il re d’Israele scoprendosi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe davvero un uomo da nulla!». Davide rispose a Mical: «L’ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo del Signore, su Israele; ho danzato davanti al Signore. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!». Mical, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte (Cfr. 2 Sam 6,1-23).
Di Gesù sappiamo che anche Lui si è annientato, annichilito, si è sprofondato negli abissi della nostra umanità per salvarla dal suo intimo, dal suo cuore, dalla sua anima. Sappiamo che ha assunto la forma del servo e non quella di un re glorioso. Ignoriamo però cosa stesse facendo di particolare, tanto particolare da far pensare ai suoi che Gesù “fosse fuori di sé”. Questo non deve preoccuparci più di tanto. Per noi pazzo è chiunque ha un comportamento diverso dal nostro. È sufficiente che uno non pensi come noi, per essere dichiarato “fuori di sé”, “pazzo”, “incompetente”, “inadatto” e mille altri pensieri che servono per esprimere la differenza da noi.
Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Ma anche Dio, il nostro Dio, è dichiarato “pazzo”, quando non agisce secondo le nostre attese, i nostri desideri, le nostre richieste. Quando qualcosa avviene non secondo la nostra volontà, subito lo accusiamo di irrazionalità, irragionevolezza, insipienza.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci una retta visione di fede.
COMMENTO ESTRATTO IN AUDIO E TESTO DALL’ARCHIVIO DEL SITO HOMILY VOICE.
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